Ormai si può affermare che non si tratta solo di una moda passeggera: il boom di vendite online di birre artigianali confermano la crescita esponenziale di un settore un tempo nelle mani delle industrie mondiali di birra e di poche aziende artigianali belghe, tedesche e olandesi.
Il mercato della birra artigianale in Italia sta crescendo a ritmi esponenziali non solo dal punto di vista del consumo, ma soprattutto per la nascita di migliaia di nuovi micro-birrifici presenti sul territorio nazionale. Uno studio internazionale pubblicato da un docente di economia presso l’Università di Milano Bicocca e affiliato al centro di ricerca ICRIOS della Bocconi, conferma che i birrifici sono aumentati in Italia del 500% in quattordici anni, passando dai 132 attivi nel 2005 ai 792 del 2019. .
Dal primo birrificio artigianale nato nel 1988 in Italia, si è passati a 60 nel 2000, a 132 nel 2005, per poi raggiungere i 311 nel 2010. Nei successivi cinque anni il numero è più che raddoppiato, arrivando ai 670 del 2015. Un boom dovuto “al cambiamento negli stili dei consumi, alla nascita di una domanda più sofisticata per i prodotti agro-alimentari e alla crescente interconnessione dei mercati”.
Birra VS Vino: le differenze più importanti per chi voglia fare impresa
La birra artigianale in Italia è diventando un prodotto sempre più mainstream e la crescita esponenziale di aperture e di fatturato ne sono una prova evidente. Nonostante il consumo della birra in Italia sia ancora troppo legato al classico abbinamento con la pizza, i numeri si stanno facendo interessanti. Nella battaglia Birra VS Vino, dal punto di vista imprenditoriale, non ci sono dubbi: produrre birra è economicamente più conveniente e sicuramente meno rischioso che produrre vino.
Birra vs vino: due mondi a confronto
La vera battaglia è uva vs orzo. Se un produttore di vini non può prescindere (tranne per qualche caso eccezionale) dall’avere uve di proprietà, un produttore di birra quasi mai possiede campi di orzo e luppolo. Se un produttore di vini rischia “annate” disastrose, il produttore di birra può scegliere il fornitore che gli pare rimanendo indifferente ai cambiamenti climatici. Se un produttore di vino sbaglia i tempi e le misure, può dire addio alla commercializzazione di un prodotto di qualità. Se un produttore di birra sbaglia qualche passaggio, perde sostanzialmente acqua e poco altro. Nella battaglia birra vs vino, la birra vince per dinamismo e flessibilità dell’impresa.
Boom di vendite: anche la birra vola sull’ecommerce
Diciamolo schiettamente: riusciamo a comprare una birra più a cuor leggero rispetto ad una bottiglia di vino. Da sempre abbiamo legato la birra a momenti più leggeri vocati alle serate con gli amici, alle serate in spiaggia con falò e chitarra o alle cene in famiglia in pizzeria. Gli esperti appassionati di birra sanno benissimo che questo prodotto è molto più di una bevanda dissetante. Così come nel mondo vino, anche il mondo birra vanta beer sommelier e test panel che si prodigano ad abbinare tal piatto alla giusta birra. Premesso questo, è fuori di dubbio che la scelta di un vino richiede una formazione di base almeno sui vitigni e sui disciplinari. Non si può, insomma, acquistare un vino bianco a caso, senza conoscere territorio, uve usate, anno della vendemmia e il nome del produttore che lo ha imbottigliato. Non parliamo, poi del prezzo: un buon vino può arrivare a prezzi non propriamente alla portata di tutti. Con la birra ci facciamo meno problemi a sperimentare e questo ha comportato la nascita di nuove piattaforme ecommerce sulle quali comprare online birre artigianali. Ecco il motivo per cui acquistare birra online è più facile.